Gli anticorpi monoclonali (mAb) costituiscono un insieme di anticorpi identici fra di essi in quanto sono prodotti da linee cellulari provenienti da un solo tipo di cellula immunitaria (quindi un clone cellulare). Dato un qualsiasi antigene, è possibile creare uno o più anticorpi monoclonali in grado di legare specificamente un suo determinante antigenico; questo implica la possibilità di individuare, neutralizzare o purificare la sostanza in oggetto. Questa importante caratteristica degli anticorpi monoclonali li rende uno strumento estremamente efficace in biochimica, biologia molecolare, diagnostica e medicina. Quando tali anticorpi vengono utilizzati in campo terapeutico, il nome dell'anticorpo termina con il suffisso -mab.
Ogni specifico anticorpo, che riconosce uno specifico epitopo, è prodotto da uno specifico linfocita B. L'isolamento e la coltura in vitro di una cellula capace di produrre un singolo anticorpo rappresenta una fonte di anticorpi monoclonali (monospecifici). Tuttavia i linfociti B, quando sono coltivati in vitro, muoiono dopo brevissimo tempo, e quindi non possono essere una fonte per la produzione a lungo termine di anticorpi.
La tecnologia dell'anticorpo monoclonale comprende l'isolamento di questi linfociti B, e la loro successiva fusione con cellule trasformate (cellule mielomatose), utili per le loro caratteristiche di maggior crescita e sopravvivenza. Molte delle risultanti cellule ibride (o ibridomi), che vengono coltivate in vitro, manterranno l'immortalità, oltre a produrre grandi quantità dell'anticorpo monospecifico.
La fusione tra i linfociti B (provenienti dalla milza e dai linfonodi di un animale immunizzato) e il mieloma di topo (l'animale più usato), viene ottenuta per intervento di un promotore di fusione di membrana, come il polietilenglicole.
Il terreno su cui sono allevati gli ibridi è di tipo selettivo conosciuto con il nome di HAT, che proprio per la sua composizione, inibisce la crescita sia dei mielomi che delle cellule della milza non fuse, ma non dell’ibridoma che completa le due linee parenterali.
Gli ibridomi vengono sottoposti a screening per la ricerca degli anticorpi specifici cercati e quelli scelti vengono avviati alla conservazione o alla produzione in massa
Produzione di anticorpi policlonali
L’anticorpo può essere prodotto contro cellule batteriche vive o morte (uccise al calore per 30 minuti in modo da esporre le molecole che costituiscono la parete), contro specifici prodotti batterici come tossine o enzimi e contro frazioni cellulari specifiche (ribosomi, oligosaccaridi, lipoproteine, glicoproteine) [Hampton et al., 1990]. L’animale più utilizzato per la produzione di anticorpi è il coniglio che risulta essere meno problematico da gestire in laboratorio. Alcuni batteri patogeni sono tossici anche per il coniglio soprattutto se iniettati per endovena (shock anafilattico), ciò può essere evitato con immunizzazioni sottocutanee o intramuscolare [Hampton et al., 1990].
La produzioni di anticorpi policlonali (contenenti anticorpi reattivi contro più di un epitopo e per questo multispecifici) ad alto titolo, dipende da diversi fattori tra cui uno dei più importanti è la presenza degli antigeni nel sangue per un periodo continuato di diverse settimane. Ciò può essere ottenuto in diversi modi:
- con iniezioni endovenose multiple con dosi crescenti di antigene (con tempi brevi tra un’iniezione ed un’altra per evitare la distruzione dell’antigene da parte del sistema immunitario).
- con iniezioni sottocutanee o intramuscolari: tale metodica garantisce un lento rilascio dell’antigene nel sangue assicurando, con un minor numero di iniezioni di richiamo, una presenza continua per diverse settimane [Hampton et al., 1990].
Generalmente le procedure di immunizzazione più rapide portano ad un minor titolo ma ad una maggior specificità dell’antisiero.
Le principali globuline ottenibili con i normali metodi sono IgM ed IgG. Le prime sono le più adatte per le reazioni di agglutinazione; le seconde sono invece idonee per i test ELISA ed IFAS [Hampton et al., 1990].
La determinazione del titolo di un anticorpo è data dalla massima diluizione del siero alla quale è ancora osservabile una reazione anticorpo-antigene (Ab-Ag). Un buon siero ha un titolo di 1:500 - 1:1000 anche se non è eccezionale ottenere anticorpi con titolo 1:6000